Zucchero ha raccontato solo ora il ‘dramma’ vissuto molti anni fa, quando ha cominciato ad avvicinarsi da giovane alla musica.
Zucchero si è raccontato, di recente, in una lunga intervista a Il Corriere della sera. Ha raccontato che si chiama così grazie alla sua maestra. Era un bambino molto introverso, non parlava mai e stava sempre all’ultimo banco: “Ero un bambino molto educato. Vengo da una famiglia di contadini, guai se non ti comportavi bene”. Ha iniziato ad avvicinarsi alla musica quando era piccolissimo: a 9 anni a Reggio con un gruppetto provava in canonica la domenica pomeriggio.
Lui faceva il chierichetto e in cambio, il prete, gli lasciava suonare l’organo. Zucchero ha spiegato che è nato come musicista; ha infatti iniziato a scrivere i primi testi per reazione. Nel corso della chiacchierata, in riferimento a questa risposta, si è lasciato andare ad una inaspettata confessione, parlando di un collega famosissimo che ha fatto parte della sua carriera. Il cantante ha raccontato qualcosa che non aveva mai rivelato prima.
Zucchero ha fatto una confessione su un suo collega famoso: il cantante rivela solo ora il ‘dramma’
Nel corso di una lunga intervista rilasciata a Il Corriere della sera, Zucchero è partito dall’inizio della sua carriera, rivelando come si è avvicinato alla musica. Ha iniziato come musicista e ha cominciato a scrivere testi- dice- per reazione: “La mia casa discografica mi mise accanto Mogol. A Sanremo, però, non portai un suo brano ma quello di Alberto Salerno, Donne”. Proprio per questo, il produttore si arrabbiò tantissimo.
“Sbraitava, ‘voi non capite un c****!’, poi rivolto a me ‘tu dove credi di andare? Non hai la faccia giusta’. Poi rivolto ai produttori ‘venite dal dottore quando il paziente è già in fin di vita’“, ha raccontato. In effetti Zucchero spiega che allora aveva già fatto due Festival, ma non era successo nulla. La Polygram, quindi, decise di buttarlo fuori. Lui dopo parlò con il direttore artistico che gli disse di poterlo tenero e dargli qualcosina ma solo come autore: “Non ci penso nemmeno, dissi, e me ne andai”.
Nel corridoio, però, incontrò il vicedirettore che lo invitò a tornare dopo un paio di ore. Al suo rientro, aveva ottenuto 40 milioni per un disco, con un’avvertenza, che quella sarebbe stata la sua ultima spiaggia. Ma anche dopo il successo- ha spiegato l’artista- le parole di Mogol tornarono a farsi sentire. Gli spiegò che il mondo della musica era come un tirassegno: “Nel cerchio più esterno c’è la robetta, in quello più interno i cantautori, al centro c’è solo Battisti. Fuori, tutto attorno, c’è il mare di m***”, ovvero lo spazio in cui proprio lui era stato messo.